Immagina.
Cosa ti aspetti dal futuro? Come saremo, cosa faremo? Viaggeremo su astronavi verso pianeti lontani? Comunicheremo a distanza grazie a dei chip impiantati nel cranio che interagiranno direttamente con i nostri neuroni?
Cosa credi tu?
Se ci pensi è nella natura umana proiettarsi nel futuro e cercare di prevedere quello che sarà.
Hai presente quelle immagini che ogni tanto girano in rete di come veniva immaginata la nostra era? Nella maggior parte, vedendole ora, ci sembrano ridicole
Verità vs Fantasia
Sebbene in alcuni casi la fantasia superi la realtà, c’è quasi sempre un aspetto comune: come immaginiamo il futuro è estremamente condizionato dalla nostra esperienza nel presente (e anche nel passato).
Tendiamo a progettare una evoluzione del presente, immaginando come evolveranno le cose che conosciamo.
Ecco allora immagini di inizio ‘900 che ritraggono persone volanti su mezzi “avveniristici” che, guardati con la consapevolezza di oggi, ci sembrano estremamente vecchi nella struttura, nel concetto. Ancora non voliamo con mezzi personali, ma la soluzione immaginata allora è molto lontana da quei jet-pack che si stanno sviluppando per il volo personale
Un esempio più vicino a noi lo possiamo avere con uno dei libri più interessanti (secondo me) degli ultimi anni. Un testo di un autore che amo moltissimo per il suo guizzo di esploratore nonché uno dei maggiori esponenti della corrente nota come “cybercultura”.
Sto parlando di Kevin Kelly e del suo libro “L’inevitabile”, un’analisi affascinante degli scenari possibili del nostro futuro (relativamente) prossimo.
L’inevitabile
Se non lo hai mai letto, te lo consiglio perché troverai spunti pazzeschi per prepararti agli (inevitabili) cambiamenti sociali e tecnologici che ci attendono.
Kelly stesso fa notare che la certezza di come evolveranno le cose, è inarrivabile. Tenta però di puntare lo sguardo su alcune tendenze inevitabili.
Magari approfondirò in un articolo dedicato (perché alcune sue visioni corrispondono a un argomento a me carissimo, cioè la creazione di una società che ha i mezzi per dare a ogni persona la possibilità di conoscere e esprimere al meglio il proprio potenziale e metterlo poi a disposizione della società).
C’è però una cosa che mi ha colpito molto dell’analisi di Kelly. Quando descrive il futuro, immagina schermi interattivi ovunque. Interagendo con i quali potremo svolgere tutte le operazioni necessarie alla nostra vita.
Kevin Kelly è nato negli anni ‘50. Ha vissuto la nascita della computazione, lo sviluppo dei primi sistemi informatici ed ha avuto un ruolo molto importante per lo sviluppo del concetto di community nella rete.
Tutto questo nell’epoca in cui lo schermo ha rappresentato la rivoluzione rispetto alle tecnologie precedenti in cui l’interfaccia era spesso un sistema articolato e complesso, non immediato (al contrario dello schermo che, con una interazione visiva, permette di interfacciarsi con la macchina sia per inserire informazioni che per riceverle).
E’ quindi normale che questo rappresenti un bias nella visione del futuro che l’autore inserisce in “L’inevitabile”.
Ma sarà davvero così?
In un epoca in cui si parla di connessione uomo-macchina, di neurochip, in cui prospettiamo una possibile coscienza collettiva legati da connessioni biotecnologiche, è davvero probabile che interagiremo ancora con schermi (per quanto touch e interattivi)?
Un ponte verso il futuro
Ora, il mio background è differente da quello di Kelly ed è quindi normale che abbia una visione diversa. Che è altrettanto limitata e che mi renderà difficile vedere sufficientemente lontano.
Eppure la prospettiva con cui immaginiamo il futuro ci permette di avvicinare quello che sarà con quello che è. E creiamo un ponte su cui possiamo muoverci, a piccoli passi.
Se saremo sufficientemente aperti, nel cammino potremo apprendere nuove informazioni, avere nuove esperienze, acquisire nuove competenze, grazie soprattutto al confronto con gli altri. E quindi modulare il resto del viaggio approssimando sempre più la realtà futura.
In verità il futuro che riusciamo a immaginare ora, non sarà quasi mai quello che si realizzerà.
Se non ne teniamo conto andremo a sbattere contro un muro imponente, quello delle nostre convinzioni.
Gli innovatori veri, infatti, si muovono fiduciosi verso le loro intenzioni e…testano, cambiano, rimodellano. Il risultato che ottengono nel tempo è spesso diverso da quello che avevano previsto. Ma, nella maggiorparte dei casi, la diversità non è di risultato. Ma di struttura o di tecnologia.
Ora, se anche tutta questa pappardella che ho scritto contenesse uno 0,005% di verità, riesci a vederne una utilità per te adesso?
Puoi ipotizzare che, se provi a scansarti dal limite di “ciò che è sempre stato” e delle esperienze che hai avuto fino ad ora, potresti approdare a un futuro che non puoi nemmeno immaginare?
E come questo potrebbe aiutarti, ora, in quello che fai?
Ciò a cui sei abituato ti salverà?
Ti faccio un esempio banale che spero apra qualche scatoletta gustosa nella tua mente..
Siamo in Italia, giusto? Bene, se sei italiano e i tuoi genitori sono italiani, è probabile che tu sia stato cresciuto con una di queste affermazioni:
- Non buttarti in acqua che hai appena mangiato e ti viene una congestione
- Non prendere freddo altrimenti ti viene il raffreddore
Queste affermazioni fanno parte del background di quasi tutta la popolazione italiana (probabilmente meno diffusa tra i più giovani).
E’ una tradizione famigliare, si trasmette di padre in figlio. E quando tocca a noi, nemmeno ci pensiamo, esce spontanea.
Il nostro cervello non fa fatica, è una azione semplice: E’ vero. Lo faccio.
Ebbene, attualmente sappiamo che le cose non stanno esattamente così. (discorso lungo, che una ricerca su google ti permetterà di approfondire).
Eppure, anche se lo sai, se ti vai a buttare in acqua subito dopo aver mangiato, dentro di te suona ancora un piccolo campanellino d’allarme.
L’esperienza è talmente radicata da essere diventata parte stessa della tua esistenza. E’ praticamente parte della tua biologia.
Ed è inevitabile che se ti prospetti al mare l’estate prossima, questa radice si muove con il tuo pensiero, impercettibile ma presente.
Perché è nota ed è parte integrante della tua stessa esistenza. E’ parte di te e rappresenta una parte della tua vita. (Questo è un piccolo esempio ma ci sono cose molto interessanti che puoi scoprire facendo un po’ di ricerca su scienza cognitiva, psicologia sociale, bias cognitivi ecc…)
Questa e molte altre convinzioni creano una sorta di sortilegio
che ti riporta a terra quando cerchi di volare
o quando cerchi di prevedere il futuro.
Capiamoci, non c’è scritto da nessuna parte che devi immaginare il futuro e vedere esattamente come sarà (anche se l’immaginazione è un portale che può collegare il tuo presente con il tuo futuro.
Ma capire questo dettaglio può aiutarti a immaginare quello che sarà tra 5 minuti. o tra un ora. o domani o tra un mese.
Sapendo che non puoi sapere ora cosa sarà domani ma che ti puoi proiettare in qualsiasi momento in una visione e, se riuscirai a bypassare quel limite dovuto a come siamo ancorati alla nostra esperienza, potresti scoprire mondi interessanti…a portata di mano 😉
Però una letta a “l’inevitabile” dagliela, mi raccomando 😉