Adoro quando non conosco la soluzione a un problema.
Probabilmente leggendolo avrai pensato: “Davide, ma hai sbattuto la testa scendendo dal letto?”
Beh, ti assicuro di no. Per due motivi:
Il primo è che dormiamo su un letto giapponese. Quindi a terra.
Il secondo sarà il tema dell’articolo di oggi. Quindi mettiti comodo, prepara i pop-corn e partiamo.
About Insight
C’è un preciso istante, magico e lucente in cui ogni persona si ritrova a vivere una delle esperienze più interessanti che l’umano possa vivere.
E’ quell’esatto momento in cui, nella nostra coscienza, qualcosa che prima non c’era o era confuso e fumoso, diventa chiaro, lampante, come se fosse sempre stato scritto da qualche parte…ma fino a quel momento fosse celato.
In psicologia questo lampo di consapevolezza è noto come insight.
Wikipedia lo descrive in questo modo:
“Insight (letteralmente “visione interna”) è un termine di origine inglese usato in psicologia, e definisce il concetto di “intuizione”, nella forma immediata ed improvvisa.
L’insight consiste nella comprensione improvvisa e subitanea della strategia utile ad arrivare alla soluzione di un problema o della soluzione stessa – colloquialmente conosciuto come lampo di genio o con l’espressione inglese: “Aha! Experience”. A differenza di ciò che è considerato problem solving in generale, dove la soluzione del problema è raggiunta tramite una costruzione analitica e consequenziale, l’insight avviene in un unico passo e compare inaspettatamente nella mente del solutore (Sternberg & Davidson, 1995)[1]. L’insight è spesso il risultato di una ristrutturazione degli elementi del problema, anche in assenza di preesistenti interpretazioni (Kounios & Beeman, 2009)[2].”
E’ una cosa sorprendente, perchè, nel momento in cui la vivi, sembra sia nata li per li.
In effetti in quel momento si manifesta. Ma dietro c’è una fase “sotterranea” durante la quale informazioni, anche apparentemente slegate o distanti, si aggregano. Come insospettabili pezzi di un enorme puzzle che si auto costruisce per poi manifestarsi solo dopo aver colmato tutti i buchi con i pezzi giusti.
Soluzioni e creatività
Ma cosa c’entra questo con l’affermazione iniziale?
In effetti aggiungendo un pezzo, le cose cominciano a cambiare senso:
Adoro quando non conosco la soluzione a un problema:
è il momento in cui riesco a liberare la creatività
e creare quello che prima poteva sembrare impossibile.
Nel mio lavoro, tra siti e persone che vi gravitano attorno, mi trovo spesso nell’imbarazzante situazione in cui abbiamo un problema ma non la soluzione.
E io sono quello che deve mettere insieme i pezzi e “uscire la strategia”.
Anzi, di più. Nella maggior parte dei casi sono quello che, nella stanza, ne sa meno di tutti ma deve trovare il modo di aggirare l’ostacolo.
E ieri una persona mi ha chiesto come. Come ne esci?
Oggi ti rivelo come: Non faccio niente.
Creare il vuoto
Davvero, non faccio niente.
Prendo tempo e creo la condizione tale per cui la risposta emerga da sola.
A volte emerge da me. A volte dai miei collaboratori. A volte dai clienti.
Ma in una sola parola, la risposta è sempre la stessa: Insight.
Creo il vuoto per far si che nell’ombra i pezzi trovino il posto giusto in cui collocarsi.
Lo adoro!
Lo adoro perché, nel momento in cui si crea la magia dell’insight, è come se tutte le menti delle persone coinvolte, si allineassero fino a fermare un’unica entità pensante, focalizzata e pienamente rivolta alla soluzione.
That’s magic!
Ebbene si, il 90% del mio lavoro, in questo senso, è creare il niente. Il vuoto.
Creare tensione per poi rilasciare in modo che ci sia equilibrio tra la focalizzazione dell’attenzione verso il problema, la distensione nell’elaborare i dati e la sufficiente distanza dal problema per non rimanere impigliati nelle sue trame.
In molti casi il processo richiede che ci sia un background di competenze.
Ma quello che più di tutto mi soddisfa è trovare mente fresca, esterna alla situazione, vergine.
Perché quando trovi uno sguardo che sta fuori dalle dinamiche della consuetudine, puoi vedere il mondo come lo vede un bambino, con semplicità e innocenza.
Ed è li, spesso che sta la verità. La verità di solito la vede chiaramente chi non è assoggettato alle sue grazie.
Non innamorarti (ma ama!)
Questo è il motivo per cui spesso ricalco questa frase: “ama con tutto te stesso ciò che fai ma non innamorartene”.
E infatti questo è uno dei modi migliori (secondo me) per poter andare oltre a ciò che crediamo, smontandolo di tutte le convinzioni che ci siamo costruiti e liberando completamente la creatività.
Per scoprire nella maggior parte dei casi che le cose sono più semplici di quello che ci appaiono (novacula occami).
E quando togli tutto il costrutto, emerge l’essenza delle cose.
Infatti quale è il primo nemico dell’insight?
E’ il peso della conoscenza.
Quando siamo troppo ancorati a ciò che sappiamo e non siamo disposti a guardare le cose da angolazioni diverse, restringiamo le nostre possibilità. Esattamente come faremmo se volessimo guardare il mondo da una finestra. Potremo conoscere anche a fondo la vista da quella finestra. Ma non sapremo mai davvero cosa potrebbe attenderci nel mondo.
(nota: non sto dicendo che dobbiamo essere delle capre ignoranti 😉 Sto dicendo che dobbiamo imparare a non fossilizzarci sulla conoscenza acquisita ma rimanere aperti a nuove possibilità. In fondo siamo quelli che fino a non molto tempo fa eravamo convinti che l’universo girasse attorno alla terra…)
Sensazioni e consapevolezza
Ma insomma, perchè mi piace così tanto non conoscere la soluzione a un problema?
Se ancora non fosse chiaro è tutto legato alle sensazioni.
La sensazione di sospensione che si prova quando non si hanno le risposte.
La trasformazione di quella sospensione in “vuoto”.
Il Vuoto interiore è lo spazio all’interno del quale smettiamo di attingere al pensiero e emerge la consapevolezza.
Potrebbe non significare niente per te in questo momento ma…ti assicuro che è il miglior luogo/non luogo in cui stare 😉
La sensazione esplosiva dell’insight: “Eureka!” e la conseguente scarica di adrenalina.
Non ti convince ancora? Beh, nel mio caso in effetti c’è un altro elemento.
Quando tutto questo avviene con qualcuno. Un team, un amico, mia moglie. Quando queste sensazioni accadono assieme a qualcuno, è come se, per un momento, tutto si ricucisse e assumesse un senso più grande.
E poi me lo chiami semplicemente “problem solving”?
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L’articolo è finito ma voglio aggiungere una nota. Forse leggendo l’articolo ti è balzata già l’idea in testa ma…si!
La vita dipende molto dal modo in cui la affronti (o la guidi).
Se ti va di approfondire l’argomento, ecco un articolo che ho scritto tempo fa su crescitalibera: I 3 modi di affrontare la vita